Anticiclone e niente freddo

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Almeno facesse le onde...
Odio il freddo.
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   Storie » Un racconto di viaggio, amore e surf  
 
Pubblicato Venerdì 11 Novembre 2005 da albyirons
 
 

Surf da onda
Il motore diesel girava a basso regime con il suo tipico brontolio greve. Erano partiti presto, alle cinque del mattino, più o meno, e stavano viaggiando da oltre due ore.

-Ci siamo quasi... sveglia cazzoni!!!, disse ad alta voce il ragazzo che era al volante.
Per risposta, dal sedile posteriore, giunsero, ancora addormentati, una serie di grugniti indecifrabili, di mezze parole biascicate da bocche ancora cotte dal troppo rum e dalle troppe sigarette.
Aprì gli occhi, la luce del sole lo accecò. Strizzò gli occhi; la statale era immersa in un paesaggio arido e brullo, dalle mille sfumature del giallo e del marrone. Solo all' orizzonte una sottile striscia blu intenso variava lo splendido ripetersi di colori che li circondava. Indistinto e lieve, dall' esterno dell' auto, proveniva il brusio delle cicale.
La macchina svoltò in una stradina sterrata circondata da alberi. Erano arrivati.
Scesero tutti e quattro, un' po' rintronati dal sonno e dal casino della festa sulla spiaggia.
Si stiracchiarono e tra gli sbadigli, gli scherzi, le battute sulle tipe rimorchiate la notte stessa, cominciarono a prendersi per il culo a vicenda, a fare baruffa tra loro, come ragazzini.
Poi, presero tutto e si incamminarono verso le dune.
Rimase senza fiato; lì davanti a lui l' oceano, grande, immenso, sterminato. Meraviglioso.
La spiaggia di sabbia fine e compatta, si estendeva per circa un chilometro ed era deserta.
Non si sentiva così bene da tempo, da più di un mese, da quando, per l' ultima volta , era stato con lei.
Quanto sarebbe stato fantastico se lei fosse stata lì con lui, a condividere quell' emozione, quel brivido?
Fantastico, davvero.
Le onde, tubi d' acqua perfetti, si accavallavano lentamente, pacifiche e sensuali, maestose e potenti.
In religioso silenzio, quasi non volessero svegliarsi da quello che sembrava un bellissimo sogno, indossarono il costume e stesero la paraffina sui surf. Anche gli altri, che non surfavano, rispettavano il silenzio dei loro amici; bastava guardarli per capire che per loro era un momento speciale: in piedi, sul bagnasciuga, con la tavola sotto il braccio e quell' aria da eroi contemporanei, scrutavano seri l' immensità dell' oceano che, davanti ai loro occhi, si estendeva per migliaia di chilometri. Dall' altra parte, altra gente, forse, provava le stesse emozioni.
L' acqua era fredda nonostante fosse estate. I due surfer nuotarono sino al line-up, gustandosi ogni bracciata, con calma, senza la fretta di prendere un' onda, assaporando quegli istanti magici.
La prima volta sull' oceano non la puoi dimenticare.
Diede poche bracciate veloci, l' onda lo accolse spingendo verso l' alto la tavola; subito si tirò su, gambe flesse e braccia larghe per non perdere l' equilibrio.
E' difficile spiegare quello che si prova, forse basta una frase che dicono spesso i surfisti: 'Non c' e' nulla al mondo come cavalcare un' onda.'
Ma per lui, quella, non era un' onda come le altre: prima di tutto era un' onda perfetta, a tubo, dell' oceano, poi era un' onda che gli aveva ridato il sorriso, la voglia di esserci e di contare qualcosa. Aveva risvegliato le sue emozioni, disincagliandole da quel logoro romanticismo atto solo a godere del proprio dolore e della propria malinconia, che sino ad allora lo aveva tenuto in una dimensione di inerzia. Era un' onda di vita.
Si chiuse piano sopra di lui, immergendolo nel suo turchese; lui dentro lei volava, dominandone la potenza, contrastandola. Uscendo dal tubo il panorama si ampliava poco a poco. Aveva già percorso cinquanta metri quando si trovò il sole in fronte. E allora successe una cosa strana, molto strana: si lasciò cadere.
Colpì l' onda nella sua faccia pulita, nella curva alla base del cavallone in cui l' acqua comincia a vorticare salendo veloce, inglobando e trascinando ogni cosa. Forse per la gioia, troppa e tutta compressa, forse per la consapevolezza che quella gioia si sarebbe spenta velocemente, insieme all' onda, forse per le poche ore di riposo, forse perché, in fondo, era ancora ubriaco o forse per tutte queste ragioni insieme.
-Una cosa felice-, spiegò dopo ai suoi amici, -la devi spezzare subito, prima che possa affievolirsi ed esaurirsi. Così te ne rimane il ricordo più bello.
La cresta gli fu addosso in un istante, gli piombò sopra senza riguardo, con violenza, lo portò sotto, lo sbatté sul fondale. In un turbinio di bollicine cercò di opporsi vanamente a quella forza che ancora lo teneva senza fiato. Aprì gli occhi: la superficie non era lontana, tenne duro e finalmente, proprio quando stava per scoppiare, rosso paonazzo, emerse. Inspirò affannosamente nello sfrigolare della schiuma bianca, mentre, ora, le bollicine lo solleticavano piacevolmente, avvolgendolo, correndo veloci lungo la sua schiena e il suo petto.
-Il miglior wipe-out della mia vita, pensò tornando al line-up.
Continuarono a surfare per ore, contenti di quelle onde. Ma il suo momento era finito: non prese più un' onda così bella; la scaduta era calata, i set di onde grosse erano diventati più radi e lui si sentiva sempre un' po' triste e un' po' allegro.

 
 
 

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    Re: Un racconto di viaggio, amore e surf (Voto: 0)
    da albyirons il 14/11/2005
    (Info Utente | Invia un Messaggio)
    Hey, mi piacerebbe che lasciaste un commento, una critica, qualunque cosa. Vorrei sapere se vi fa schifo, se vi piace, se lascia qualcosa dentro di voi, se vi lascia indifferenti o se mi consigliate di fare dell' altro....
    Grazie mille...
    Albyirons

     
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